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- MODULO 1 - Noi e il “tempo”: rilettura del nostro modo di vivere il tempo
MODULO 1 - Noi e il “tempo”: rilettura del nostro modo di vivere il tempo
👀GUARDO
Ezio Bosso come non l'avete mai visto: il più grande direttore d'orchestra di fronte alla vita I "tempi morti": possiamo farne a meno? Dopo aver visto il video di Giovanni Grandi, prova a confrontarti con il tuo OLP (magari con il gruppetto dei volontari con cui fai servizio in quella sede).
e riflettete insieme su come queste suggestioni possono portare a delle nuove scelte di azione pastorale, ad esempio: come viene vissuto il tempo con la relazione con i ragazzi, tempi morti fecondi oppure tutto deve essere sempre saturato (cfr. "La dea ansia")
"Tempo di prova, tempo di scelta":
Silvano Petrosino in dialogo con i giovani
Nell'ambito dell'iniziativa "Tempo di prova, tempo di scelta" il prof. Silvano Petrosino, docente di Antropologia filosofica e Filosofia della comunicazione presso l'Università Cattolica di Milano, incontrerà alcuni giovani di Milano e dialogherà con loro su questo tempo di prova che stiamo attraversando alla ricerca di chiavi di lettura per interpretarlo.
🤓LEGGO
Di seguito alcuni articoli da leggere.
👀GUARDO IL FILM
In Time - Trailer Italiano ✍️RIFLETTO/ SCRIVO
Dopo aver visto i video, risposto alle domande e letto gli articoli. Provo a condividere una riflessione attraverso il forum.
- MODULO 2 e 3 - La relazione educativa al cuore del sistema preventivo di don Bosco
MODULO 2 e 3 - La relazione educativa al cuore del sistema preventivo di don Bosco
Professore straordinario di Pedagogia Salesiana (Università Pontificia Salesiana)
Michal Vojtáš è un salesiano slovacco con la passione per l’educazione salesiana sia vissuta che studiata. Come direttore del Centro Studi Don Bosco dell’UPS coordina progetti di ricerca, formazione e diffusione dei studi salesiani. Oltre alle collaborazioni con le Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore fa anche consulente di progettazione educativo-pastorale. È autore di “Progettare e discernere: Progettazione educativo-pastorale salesiana tra storia, teorie e proposte innovative”
UNITÀ 1: Il principio dell’amorevolezza che si traduce in assistenza attiva
Il sistema Preventivo rende amico l´allievo, che nell´assistente ravvisa un benefattore che lo avvisa, vuol farlo buono, liberarlo dai dispiaceri, dai castighi, dal disonore.
In Don Bosco il principio metodologico di base è stato il principio dell’amorevolezza: costruire fiducia, confidenza e amicizia attraverso un atteggiamento non facile di farsi prossimo ai giovani rispetto a tutta la loro vita. L’amorevolezza è quella bontà simpatica, quotidiana, affettiva ed effettiva nel desiderare il bene per la persona del giovane. Don Bosco raccomanda che gli educatori “come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evenienza, diano consigli ed amorevolmente correggano”.🤓PER APPROFONDIRE
UNITÀ 1.1 - Introduzione e distinzione tra sistema repressivo e sistema preventivo
Due sono i sistemi in ogni tempo usati nella educazione della gioventù: Preventivo e Repressivo. Il sistema Repressivo consiste nel far conoscere la legge ai sudditi, poscia sorvegliare per conoscerne i trasgressori ed infliggere, ove sia d´uopo, il meritato castigo. Su questo sistema le parole e l´aspetto del Superiore debbono sempre essere severe, e piuttosto minaccevoli, ed egli stesso deve evitare ogni famigliarità coi dipendenti.
Il Direttore per accrescere valore alla sua autorità dovrà trovarsi di rado tra i suoi soggetti e per lo più solo quando si tratta di punire o di minacciare. Questo sistema è facile, meno faticoso e giova specialmente nella milizia e in generale tra le persone adulte ed assennate, che devono da se stesse essere in grado di sapere e ricordare ciò che è conforme alle leggi e alle altre prescrizioni.
Diverso, e direi, opposto è il sistema Preventivo. Esso consiste nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa, che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l’occhio vigile del Direttore o degli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni evento, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: mettere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze.
UNITÀ 1.2 - La centralità degli educatori nel Sistema Preventivo
I. Il Direttore pertanto deve essere consacrato a´ suoi educandi, né mai assumersi impegni che lo allontanino dal suo uffizio, anzi trovarsi sempre co´ suoi allievi tutte le volte che non sono obbligatamente legati da qualche occupazione, eccetto che siano da altri debitamente assistiti. II. I maestri, i capi d´arte, gli assistenti devono essere di moralità conosciuta. Studino di evitare come la peste ogni sorta di affezioni od amicizie particolari cogli allievi, e si ricordino che il traviamento di un solo può compromettere un Istituto educativo. Si faccia in modo che gli allievi non siano mai soli. Per quanto è possibile gli assistenti li precedano nel sito dove devonsi raccogliere: si trattengano con loro fino a che siano da altri assistiti, non li lascino mai disoccupati.UNITÀ 1.3 - L’equilibrio tra Ragione, Religione ed Amorevolezza
La pratica di questo sistema è tutta appoggiata sopra le parole di s. Paolo che dice: Charitas benigna est, patiens est; omnia suffert, omnia sperat, omnia sustinet. La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo. Perciò soltanto il cristiano può con successo applicare il sistema Preventivo. Ragione e Religione sono gli strumenti di cui deve costantemente far uso l´educatore, insegnarli, egli stesso praticarli se vuol essere ubbidito ed ottenere il suo fine.
Il sistema preventivo nella educazione della gioventù 1878.
In sostanza, con le sue affermazioni don Bosco intende indicare agli educatori quali debbano essere le loro qualità, le loro “virtù”. Esse sono ricondotte ad una: la carità educativa, espressa metodologicamente nella triplice forma della ragione, della fede, dell’ “amorevolezza”. Don Pietro Braido
Don Pietro Braido
UNITÀ 1.4 - Primato metodologico dell’amorevolezza nel Sistema Preventivo
Amorevolezza indica in don Bosco “un complesso codice di simboli, segni, comportamenti”. È “il tratto mediante il quale si manifesta la propria simpatia, il proprio affetto, la comprensione e compassione, la compartecipazione alla vita altrui”. 12
Egli ne riassumeva la ricchezza di significati nella reinterpretazione matura della lezione da lui fatta risalire al sogno dei nove anni: “Non colle percosse ma colla mansuetudine e colla carità dovrai guadagnare questi tuoi amici”. 13
[…]L’amorevolezza, di cuore, parole e fatti, diventa, per umano e divino impulso, beneficenza, la messa in opera della misericordia. […]
Pietro Braido – Amorevolezza termine dai molti significati
UNITÀ 2: L’assistenza come presenza attiva dell’educatore
La traduzione concreta dell’amorevolezza dell’educatore si chiama nel Sistema Preventivo l’assistenza, cioè la prossimità al giovane e al suo mondo. L’educatore salesiano sa che deve passare tanto tempo insieme con i giovani per sapere i loro bisogni semplici e profondi, quotidiani ed esistenziali. Non si affida solo alle statistiche, ma alla conoscenza personale, e partecipa non solo ai momenti strettamente educativi, ma anche alle attività espressive del tempo libero. Così i giovani, “che essendo amati in quelle cose che loro piacciono col partecipare alle loro inclinazioni infantili, imparino a veder l’amore in quelle cose che naturalmente lor piacciono poco; quali sono la disciplina e lo studio”. L’assistenza oltre a permettere di conoscere i giovani è una presenza attiva, attraverso la quale l’educatore dà vita ai momenti in comune, previene fenomeni negativi e entra a far parte delle dinamiche del gruppo giovanile.
🤓PER APPROFONDIRE
UNITÀ 2.1 L‘assistenza salesiana tra autoritarismo e lasciar fare: lo spazio dell’autorevolezza
Trascurando qui le sfumature circa le singole descrizioni della assistenza e considerando l’assistenza ad un più alto livello di astrazione, come categoria pedagogica, possiamo dire che essa comprende l’attività amichevole e fraterna che nasce dall’amore apostolico del- l’educatore per facilitare e stimolare nei giovani la realizzazione della loro vita attuale e il compito di formazione.
In questo senso ci proponiamo dunque di studiare, sotto la categoria dell’assistenza, quelle aspettative di ruolo che l’educatore salesiano dovrebbe svolgere per corrispondere al suo compito educativo.
Herbert Franta
UNITÀ 3 Principio della ragione e la saggezza pratica salesiana
La ragione, la “ragionevolezza” permea tutto l’ambiente e lo stile educativo di Don Bosco; soprattutto nell’ambito dell’educazione religiosa dove al sentimentalismo pietistico egli vuol sostituita una “pietà” convinta, cosciente, fondata su una impegnativa e seria “istruzione” religiosa.
Ma di “ragione” è, soprattutto, satura l’amorevolezza. Ragione significa, anzitutto, razionalità, guida della vita spirituale attraverso la chiarezza delle idee e della verità e non mediante la suggestione o la pressione emotiva e sentimentale. In questo senso, essa costituisce un elemento essenziale della carità soprannaturale e dell’autentica amorevolezza, che non dev’essere puro slancio affettivo e istintivo.
🤓PER APPROFONDIRE
UNITÀ 3.1 La ragione: contesto e quadro generale
La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso.
Lettera Enciclica “Fides et Ratio” – Giovanni Paolo II
UNITÀ 3.2 La ragione nel senso salesiano
«Il buon senso salesiano ha anche altri nomi : normalità, naturalezza, ragionevolezza. Seguire la norma, la regola comune, fare quello che tutti fanno (eccetto il peccato); non uscire dall’ordinario, mantenersi nei limiti del ragionevole: questo appartiene allo spinto e al metodo salesiano… Il metodo di Don Bosco è il metodo della normalità, che potrebbe essere chiamata anche ragionevolezza. In tutte le cose comandate Don Bosco è ragionevole, non solo, ma vuole che i suoi educandi afferrino la ragionevolezza dell’ordine dato, né vuole che per motivi legittimi spirituali si comandino cose irragionevoli… Il metodo di Don Bosco è il metodo della ragionevolezza, della naturalezza più perfetta…».
Minimus, Metodo della ragione, in Salesianum 1947, p. 267-278
UNITÀ 3.3 Le dinamiche della Ragione nel Sistema Preventivo
Conviene mantenere costantemente le promesse fatte ai fanciulli o almeno dare la ragione di non averle adempiute.
Religione vera, religione sincera che domini le azioni della gioventù, ragione che rettamente applichi quei santi dettami alla regola di tutte le nazioni ecco in due parole compendiato il sistema (di educazione) da me applicato. VII,762.
Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, ed obbligarli a fare il loro dovere, bisogna che voi non dimentichiate mai che rappresentate i genitori di questa cara gioventù… Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore; e non veniate mai alla repressione o punizione senza ragione e senza giustizia e solo in mode di chi in questa si adatta per forza e per compiere un dovere. XVI,439- 40.
Frasi di don Bosco
UNITÀ 3.4 Lettura attualizzante del principio della ragione
In questa, e in situazioni analoghe, entra in gioco una competenza educativa particolare, che trova le sue fondamenta da una parte nella saggezza pratica, fonte primaria della ragionevolezza nel decidere come intervenire, ma, dall’altra, in quella che si può definire intuizione educativa: saper cogliere con immediatezza e pertinenza i problemi educativi presenti nelle situazioni in cui si è coinvolti e le loro possibili soluzioni.
Ma quando un educatore è ragionevole, cioè si lascia guidare dalla saggezza pratica? Qual è il tipo di ragionamento che sta alla base delle sue decisioni di ordine pratico? Esso si basa su due caposaldi: il fine che si vuole raggiungere e la conoscenza approfondita delle condizioni nelle quali occorre agire.
Saggezza Pratica – Michele Pellerey
UNITÀ 4 Principio della religione e la spiritualità salesiana
La rilettura della religione, come fonte ispiratrice di senso e di motivazione profonda, sembra portare a una riconsiderazione di alcuni tratti della spiritualità giovanile da promuovere. La rilettura dell’amorevolezza sembra orientare non solo verso un uscire da sé nella ricerca del bene degli giovani e verso una sua valorizzazione nell’incontro con loro, ma anche verso la ricerca di una reciprocità affettiva, secondo la nota frase di don Bosco: studia di farti amare.
🤓PER APPROFONDIRE
UNITÀ 4.1 Idea della salvezza: sfondo del principio della religione
Lettera Enciclica “Fides et Ratio” – Giovanni Paolo II
UNITÀ 4.2 “Timore”, preludio all’amore
l sistema preventivo è la carità, il santo timor di Dio infuso nei cuori.
Coraggio, figliol mio, sii fermo nella fede, cresci ogni giorno nel santo timor di Dio, guardati dai cattivi compagni come da serpenti velenosi, frequenta i Sacramenti della Confessione e Comunione, sii devoto di Maria SS. e sarai certamente felice.
UNITÀ 4.3 Religiosità ed amicizia
Se volete che la vostra vita sia “allegra” e tranquilla, dovete procurare di starvene “in grazia di Dio”
A Dio non piacciono le cose fatte per forza. Egli , essendo Dio d’amore vuole che tutto si faccia per amore.
Figlio, hai un’anima sola, pensa a salvarla. Nulla giova acquistare tutto il mondo se perdi l’anima tua. Beato chi si trova in punto di morte e avrà fatto opere buone in vita sua. Scrivi, o figlio mio, nel cuore il detto mio: Fallace è il mondo, il vero amico è Dio
UNITÀ 4.4 Pratiche nell’educazione religiosa
Nelle vacanze) se volete star bene a casa come foste nell’Oratorio, tenete in molto conto le pratiche di pietà ed eseguitele come le eseguirete nell’Oratorio.
Il punto più principale, attorno a cui deve versare la nostra obbedienza si è intorno alle pratiche di pietà, le quali sono come il cibo, il sostegno il balsamo della stessa virtù.
Quanto alle pratiche di pietà si cerca di non opprimere i giovani, anzi di non stancarli mai, si fa che siano come l’aria… che interamente c’investe dentro e fuori.
UNITÀ 4.5 Pedagogia eucaristica
La frequente comunione e la messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edificio educativo.
Gli e.s altro non sono che una serie di istruzioni e di meditazioni che sono fatte per muovere l’uomo all’amicizia con Dio. XVI,602
Non vi è cosa che il demonio tema più che queste due pratiche. a) la comunione ben fatta; b) le visite frequenti al SS. \Sacramento.
Bisogna che i fanciulli si comunichino con frequenza. Dio vuole che ci nutriamo della Santa Eucarestia.
UNITÀ 4.6 Pedagogia della riconciliazione
Talvolta pensate agli avvisi che il confessore vi diede nell’ultima confessione.
Insistete che vengano con frequenza a confessarsi: è questo il mezzo più sicuro per tenerli lontano dal peccato.
Un giovane che si accosti alla confessione e alla comunione con vera devozione e raccoglimento, fa talvolta maggior impressione sull’anima altrui che non farebbe una lunga predica.
- MODULO 4 - Il “tempo” per gli altri: il sociale nell’azione educativa
- Topic 7